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La nostra storia - Arredamenti Fratelli Groppo

Possiamo continuare a richiedere e consumare beni destinati ad essere sostituiti in tempi sempre più brevi?
Le riflessioni di Livio Groppo.

ATTENZIONE: SE HAI FRETTA, PREFERISCI SOLO LEGGERE MESSAGGI BREVI, NON SOPPORTI I TESTI LUNGHI, NON LEGGERE QUESTO ARTICOLO.
Se invece pensi che valga ancora la pena ogni tanto di soffermarsi con più calma ad esaminare un argomento ti consigliamo di leggerlo, potrebbe essere interessante.</em

La prima estate in cui ho cominciato a lavorare per la ditta è stata quella del 1971, avevo 14 anni, terminata la terza media, mio padre mi disse, come si usava allora, che quell’estate le mie vacanze non avrebbero più coinciso con quelle lunghe della scuola ma con quelle, ben più brevi, della nostra azienda di famiglia.
Cominciai così ad eseguire piccoli lavori in ufficio e, soprattutto, a seguire mio padre nei suoi incontri con i clienti. Questa procedura proseguì, ovviamente, negli anni successivi con sempre maggior impegno e, poco per volta, maggior consapevolezza. Imparai a conoscere la ns. tipologia di clienti, a dialogare con loro, a capirne le esigenze ed i desideri. Parliamo di un altro secolo, di un’altra epoca, di un’altra mentalità…

Un aspetto mi colpisce particolarmente: in quell’epoca, quando ci recavamo la prima volta da un cliente che ci aveva appena interpellati (in quel periodo non seguivamo alcuna attività di Marketing, si viveva solo sul passa parola, quindi era il cliente che ci chiamava perché già ci conosceva di fama) il cliente ci accoglieva generalmente con molta cortesia e disponibilità spiegandoci che ci aveva interpellati perché aveva visto dei ns. arredamenti realizzati o aveva parenti o conoscenti che già erano stati nostri clienti, e poi ci esponeva le sue richieste, le fondamentali erano sempre due: voglio un arredamento bello e robusto, che duri nel tempo.

Ora, il concetto che si è completamente ribaltato è proprio il secondo: “robusto e che duri nel tempo”. Col passare degli anni ho incontrato sempre meno clienti che mi esprimessero questa esigenza e sempre più clienti la cui esigenza è “non mi interessa che duri una vita, preferisco spendere di meno” ormai ho perso l’abitudine, dialogando con i clienti, di sottolineare il pregio della durata, è un argomento che non interessa.
D’altronde tutto il mondo è cambiato in questo senso, vogliamo sempre più oggetti da cambiare sempre più frequentemente, magari di qualità inferiore, ma che siano sempre “nuovi” o perlomeno ci appaiano nuovi, magari solo per un colore o una copertina diversi.

Percorrendo questa strada rischiamo di trovarci a vivere in un’epoca effimera, che ha perduto l’abitudine di confrontarsi con temi universali, le stesse opinioni politiche sembrano variare radicalmente in pochi mesi, siamo influenzati da messaggi brevi, che circolano in rete oggi e domani saranno già spariti per lasciare posto ad altri, forse di significato e valore opposto, vogliamo tutto e subito, non ci interessa scrutare il lungo periodo, vediamo top manager chiamati a dirigere società importantissime con mandati di non più di tre anni, il loro scopo, normalmente, è di ridurre i costi e massimizzare i profitti in quei tre anni o anche in uno solo, cosa poi accadrà dopo quel periodo non sembra importare a nessuno, magari con certe politiche a breve si compromette il futuro a lungo periodo di quelle società, si perdono clienti importanti, dipendenti validi, fornitori di qualità, ma questi saranno problemi di altri, quei manager saranno già a far danni altrove.
In un mondo siffatto che senso avrebbe cercare di produrre un arredo che tra i suoi requisiti abbia quello di durare nel tempo?

Però dobbiamo cominciare almeno a chiederci: “È giusto tutto questo?” fino a quando potremo continuare a consumare a dismisura materiali ed energia senza preoccuparci di farli durare?

Mi sembra che, purtroppo, la natura ci stia inviando forti e drammatici richiami che ormai non possiamo più trascurare.
Nel campo degli arredi, come del resto in altri settori, si sta facendo sempre più strada il concetto di riciclo, è senz’altro una strada da seguire, ma non l’unica. Non facciamoci ingannare dall’idea “consumo molti mobili tanto poi verranno riciclati” anche l’attività di riciclo consuma energia ed inquina. Allora proviamo anche a pensare di tornare a mobili ed arredi fatti per durare di più, se sono belli e ben fatti non ci stuferanno e continueranno a piacerci ed esserci utili a lungo.

Paradossalmente per andare avanti in modo cosciente e consapevolmente sostenibile basta guardarsi indietro: i materiali della nostra tradizione (acciaio, legno, vetro ecc..) sono materiali robusti, fatti per durare, sono facilmente ripristinabili e, una volta giunti a fine ciclo, facilmente riciclabili o riusabili. Se ci pensiamo, un mobile costruito seguendo la logica “di una volta” ed utilizzando questi materiali a livello energetico richiederà all’incirca le stesse risorse di uno invece fatto per essere usa e getta. È facile capire quindi il guadagno, in termini di economia sostenibile, che si avrebbe dalla riduzione del numero di cicli produttivi.
Parliamo quindi di meno energia impiegata per la produzione, meno consumo di materie prime, meno trasporti, meno rifiuti, e potremmo andare ancora molto avanti in questa lista.
Anche dal punto di vista prettamente economico del consumatore i vantaggi non sono da meno: è vero, un mobile costruito con certi criteri e soprattutto con certi materiali potrà costare di più rispetto ad altri, ma il pagarlo una volta in 10 anni piuttosto che tre volte nello stesso tempo avrà i suoi vantaggi nella medio-lunga durata; senza contare poi il risparmio di energie e risorse che, normalmente, sono legate all’operazione di ricerca ed acquisto di un bene.

In questi giorni stiamo rifacendo una prestigiosa pasticceria nel Centro di Cuneo, abbiamo smantellato i banchi bar e pasticceria che mio padre aveva installato 50 anni fa al padre dell’attuale cliente e ne installiamo di nuovi che potranno durare altrettanto: non è una bella cosa?

Livio Groppo

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